Ritiro delle famiglie (10/03/2019)

11 Mar , 2019 - Catechesi,Famiglie

C’È COMPLEMENTARIETÀ TRA SACERDOTI E SPOSI

-Seconda parte-

(video)

La seconda cosa della complementarietà che abbiamo visto l’altra volta, in quanto lo scopo è il modo di vivere a immagine e somiglianza di Dio: sia maschio che femmina portiamo in possesso l’istinto che guida e conduce verso l’altro; questo istinto richiama il bisogno di uscire, di “andare verso”, e tutti sentiamo questo bisogno di “uscire verso” e desideriamo anche che qualcuno si interessi di noi.

Qui è facile capire che l’istinto di uscire da noi stessi è molto più grande dell’istinto sessuale; cioè, il desiderio di amare e di essere amati è molto più grande del desiderio sessuale: questo è il desiderio della relazione, dell’andare incontro all’altro, dell’abbraccio.

Ora nell’incontro tra maschio e femmina si realizza il bisogno reciproco di una risposta di due istinti; questo, però, non basta, non è che nell’incontro il bisogno che si porta dentro di relazione svanisce, no, si moltiplica l’esigenza di amare, di uscire, di incontrare, di avere relazioni.

Questo istinto di amare, di “andare verso”, di incontrarsi nel maschio/femmina, non è che ci appaga sentendoci a posto per tutta la vita, no, ma l’istinto di andare verso altri si moltiplica, anzi i due cercano, sperano, vogliono crescere, e questo perché siamo fatti non per fermarci all’altro o ad un’altra, ma a un altro con la A maiuscola.

Cioè, l’istinto di Amare, di uscire da noi stessi, è l’istinto ultimo che ci spinge verso Dio: ecco perché non basta una donna, un uomo, perché noi portiamo dentro un istinto d’amore che non si placa mai. Però nell’ignoranza delle cose di Dio finiamo per rovinare questo bisogno d’infinito che portiamo dentro di noi che è il bisogno assoluto di amare e di essere amati; non si tratta solo di avere un rapporto affettivo, nei nostri interessi o bisogni umani, non è un DNA ereditario affidato all’uomo o alla donna e destinato a esaurirsi con la morte delle persone.

L’immagine e somiglianza di Dio è un essere totale del dinamismo di amore Trinitario, una qualità Trinitaria di amare che porta dentro la tensione a tornare a casa, a tornare alla Trinità dalla quale siamo scaturiti.

Noi portiamo dentro un istinto di uscire verso l’infinito e noi cristiani chiamiamo per nome questo infinito che si chiama Padre, Figlio e Spirito Santo.

Con queste premesse, aggiungiamo un altro spetto della complementarità tra Sposi e Consacrati che va oltre quanto detto.

Il Sacerdote e tutti i Consacrati offrono la testimonianza per tutti che il dono di “andare verso”, di stare con un coniuge, non è il punto di arrivo, ma la strada per la quale aprirsi all’altro che è Dio Trinità.

L’immagine e somiglianza si vive nella coppia di sposi, ma non si completa, perché è fatta per stare in Dio; si vive a immagine e somiglianza, ma non si compie. Cioè, nella coppia non si compie l’amore, perché si compie in Dio l’Amore pieno.

Ecco, allora, la necessità del Sacerdote e della persona Consacrata che porta l’attenzione verso questo infinito amore che è Dio; il Sacerdote, il Consacrato, ricorda a tutti lo scopo del nostro essere immagine e somiglianza. È tornare a Dio, tornare alla Trinità: cioè il Sacerdote ricorda agli Sposi che c’è un altro obiettivo da raggiungere e a cui andare, che l’immagine e somiglianza non si compie dentro la vita di coppia, ma si compie in Cristo, che è la Trinità.

I coniugi, in se stessi esprimono l’amore, vivono l’immagine e somiglianza di Dio, vivono l’amore, ma non si compie l’amore, perché l’amore si compie in Dio. Ecco, allora, il valore della presenza del Sacerdote e della persona Consacrata che tiene vive l’attenzione verso questo infinito amore che è Dio.

Il celibe e il Sacerdote ricordano a tutti lo scopo del nostro essere immagine e somiglianza che è tornare a Lui, è tornare alla Trinità. Cioè il Sacerdote ricorda a voi sposi che c’è un altro a cui andare che è Dio, e che l’istinto e il bisogno di amore non si esaurisce dentro la vita di coppia, ma si compie verso questo altro che è Dio, la Trinità.

Gli Sposi, nello stesso tempo, esprimono se stessi nell’amore di lui e di lei che formano un “noi”; esprimono la modalità concreta, quotidiana, nella quale vivere l’immagine e somiglianza di Dio. Cioè, mentre il Sacerdote indica che l’amore va verso Dio, e così i Consacrati, voi Sposi suggerite ai celibi, ai Sacerdoti, ai Consacrati, il modo Trinitario del vivere cristianamente.

Gli sposi ci ricordano che il modo concreto di amare è quello di dare la vita fino in fondo; gli Sposi ci ricordano che chi è generato Trinitariamente non può compiere la sua vita in solitudine e questo vale per noi Consacrati e per tutti voi Sposi.

Ora passiamo ad un altro punto: la complementarietà tra Sacerdoti e Sposi riguarda l’evangelizzazione. L’importanza essenziale è l’evangelizzazione, è innanzitutto il mandato missionario di Gesù: “Andate dunque e fate discepoli in tutti i popoli”.

Paolo VI, nell’Enciclica “Evangelii nuntiandi”, al n° 14, dice che “L’evangelizzazione è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda, essa esiste per evangelizzare”.

Se l’evangelizzazione è il mandato del Signore, allora bisogna trovare tutti i modi per evangelizzare. Ora mettiamo in risalto la complementarietà tra Sacerdoti e Sposi.

Il Sacerdote è costituito per l’evangelizzazione, maestro autorevole, annunciatore della Parola, è lui che insegna la via e la verità, è lui che insegna agli Sposi la Parola dove gli Sposi, conoscendo la loro identità più profonda dell’essere immagine e somiglianza, sono introdotti a capire ancor più il volto Trinitario del Dio Amore e li aiuta a entrare dentro a questa vita Trinitaria perché l’essere immagine e somiglianza sia una strada permanente di vita e di evangelizzazione.

Il Sacerdote, come Pastore della Comunità dei Battezzati, cura particolarmente gli Sposi perché siano evangelizzatori, perché mostrino il volto di Dio amore, di Dio innamorato; la sua preoccupazione primaria è che il mistero di Dio sia visibile attraverso quella modalità che Dio ha scelto per farsi conoscere per entrare in sintonia con Lui che è l’Amore permanente.

Gli Sposi sono un dono per i Sacerdoti al punto da costituire una complementarietà indispensabile per quanto riguarda l’immagine e somiglianza. Infatti gli Sposi offrono al Sacerdote la ricchezza dell’essere coppia, perché la coppia è la scultura vivente capace di manifestare Dio Creatore e Salvatore, è il simbolo delle realtà invisibili; gli Sposi offrono al Sacerdote ciò che è indispensabile per la sua missione evangelizzatrice.

Allora, gli Sposi sono la scultura vivente che il Sacerdote deve guardare per una evangelizzazione corretta; gli Sposi sono la strada, gli strumenti che Dio ha scelto per manifestarsi.

Purtroppo gli Sposi non sanno di essere questa ricchezza Divina, né il Sacerdote sa di avere dei collaboratori preziosi per l’evangelizzazione, che sono gli Sposi.

Dio non ha fatto Chiese o locali per mostrare la Sua immagine e somiglianza, ma ha fatto persone, Sposi, che mostrano la Sua immagine e somiglianza; Dio ha fatto l’uomo e la donna per farsi conoscere.

Al Sacerdote che annuncia la bellezza della creazione Dio ha messo a disposizione l’uomo, la donna, per annunciare la Sua bellezza, un segno scelto da Dio, non scelto da me cercando in internet qualcosa per soddisfarmi.

In tutta la creazione noi abbiamo un segno che ci fa vedere qualcosa di Dio; nell’uomo e nella donna, Lui ci fa vivere qualcosa di Lui. La creazione mi fa vedere qualcosa della bellezza di Dio, ma solo la coppia mi dice come vive Dio; pensate a quante volte invitiamo i giovani a imparare ad ammirare il tramonto, un fiore, le stelle, … e non riusciamo a far loro ammirare la bellezza dell’amore di coppia sapendo che nel creato si vede la bellezza di Dio, ma nella coppia cristiana si vive nell’amore di Dio.

Ultimo punto: Sacerdoti e Sposi non sono solo per dire l’immagine e somiglianza, ma per manifestare il significato profondo dell’essere immagine e somiglianza di Dio. Allora, cosa significa in modo concreto essere e vivere ad immagine e somiglianza?

Il Sacerdote costituito maestro della Comunità insegna l’essenziale del Vangelo che è amare Dio e il prossimo; poi nello stesso tempo, il Sacerdote ci offre anche dei segni oltre le parole, l’Eucarestia, il perdono per dirci che Dio è Amore, e ci svela il perché siamo fatti a immagine e somiglianza, perché siamo fatti per amare e solo l’amore consente di esprimere la nostra identità più profonda dell’essere immagine e somiglianza, non ci sono altri modi.

Noi possiamo fare mille cose, ma solo nell’amore sperimentiamo la nostra identità, immagine e somiglianza. Il comandamento dell’Amore non è qualcosa che ci obbliga a diventare in un certo modo, ma è una indicazione per diventare noi stessi e figli di Dio: non c’è altra strada se non amare per realizzare questo.

Allora, gli Sposi sono la prova continua per il Sacerdote e per tutta la Chiesa che l’essenziale è l’Amore, e che fuori dell’Amore la vita non ha più senso.

Gli Sposi, allora, il loro essere in relazione d’amore 24 ore su 24 sono il fuoco perenne che dice a tutti che l’essenziale per gli Sposi e per tutti è l’Amore. Questo è vivere in Dio.

Capite allora quale responsabilità avete voi Sposi? Altroché meravigliarci dei preti che sbagliano! È grave quando una famiglia non si ama perché la famiglia ha tutto, è completa per quello che riguarda questa terra, mentre il Religioso/a può essere molto tentato/a. Non dico che per questo è giustificato, no, ma lo scandalo lo crea il prete e anche allo stesso modo la famiglia che non si ama! Allora, capite quale dignità vi ha dato Dio e quale bellezza, manifestare Lui con la vostra vita!

DOMANDA:

Cari Sposi, vi siete mai chiesti quale immagine state dando alla Chiesa, alla società?

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S. Messa