Ritiro delle famiglie (11/02/2018)

12 Feb , 2018 - Catechesi,Famiglie

COME MAI LA FEDE NEI NOSTRI GIOVANI NON C’È PIÙ, È SFIORITA

Noi viviamo in una umanità in cui si fa fatica a trovare un senso vero e profondo; tutti ci stiamo accorgendo che stanno avvenendo drastici cambiamenti. Si vive una individualità che spaventa, lo slogan è: “tutto intorno a me”.

Oggi noi viviamo una Chiesa individualista; c’è anche un individualismo Ecclesiale. La situazione che viviamo oggi pone delle sfide nuove che per noi sono anche spesso difficili da comprendere.

Oggi ci troviamo di fronte ad un forte smarrimento, un senso di assurda mancanza, una sensazione di fallimento, una fede che sembra sfiorire progressivamente, e l’umanità che fatica a trovare un senso profondo alla vita.

Oggi ci accorgiamo che stiamo vivendo un cambiamento d’epoca; si pongono sfide nuove, c’è un’assoluta necessità di interrogarci e di riprendere sempre più in mano la Parola di Dio, e questo chiede a tutti noi di saper tirar fuori dal tesoro cose nuove e cose antiche, perché tutti siamo consapevoli che nelle nostre famiglie ci sono figli che non credono più.

Il cambiamento oggi non lo chiede solo ai giovani, ma a tutti; noi abbiamo compreso quanto sia importante stare insieme, ma forse le persone hanno dimenticato il cuore dello stare insieme; una coppia, l’altra volta, ha detto: “Mi sembra di vivere un clima simile a quello delle prime Comunità Cristiane”.

Per fare Comunità bisogna avere il cuore di Cristo, accettare di essere come Lui. Per vivere nella vita del Cristo occorre sintonizzare la nostra esistenza con lo svuotamento, l’abbassamento, il dono di Cristo; solo così ci si svuota dagli elementi individualistici per sintonizzarsi su Gesù Cristo.

Oggi è urgente passare dall’individuo alla persona che è toccato dallo Spirito Santo (e questo è il credente, il Battezzato); chi è toccato dallo Spirito Santo non può vivere per sé, perché diventa automaticamente un essere in relazione, cioè persona, perché lo Spirito Santo è la relazione del Padre e del Figlio, ed essere in relazione è lasciarsi contagiare inesorabilmente dall’Amore.

Chi è toccato dallo Spirito Santo non può più vivere da individualista, deve diventare subito relazione, deve entrare in comunione con l’altro; non si può arrivare a Dio senza l’altro, no.

Il cristiano è un essere in relazione per sua natura. Questo in passato lo abbiamo dato per scontato, e raramente è diventato oggetto delle nostre riflessioni.

Oggi la nostra relazione deve diventare comunione con gli altri. Il cristiano è una persona in relazione prima con Dio e poi con gli altri; non si può essere cristiani, diversamente.

Oggi, nella nostra società, i rapporti umani non sono più guidati da relazioni sane, che spalancano la prospettiva dell’amore, nemmeno tra gli sposati; l’amore è diventato un’emozione da esplorare più che essere un dono di Dio; un oggetto da acquistare, più che una persona da incontrare.

Anche la Chiesa non è immune da questa prospettiva; quante volte nei gruppi, per indagare l’amore, abbiamo fatto molto più uso della psicologia che della spiritualità, sia nella ricerca vocazionale, che matrimoniale.

Oggi spesso si sente dire: “Non serve andare in Chiesa, l’importante è volersi bene”. Sì, l’importante è volersi bene, ma per chi, e perché? Non possiamo più pensare così: perché se l’obiettivo è volerci bene, per noi stessi, allora l’importante è fare comunità, perché la comunità è il luogo della Relazione; se perdo questo, perdo Dio.

Spesso noi portiamo i giovani a intraprendere alcuni tipi di scuola perché si realizzino; sì, possiamo essere realizzati, ma non soddisfatti, non felici. La felicità, infatti, è legata alla relazione, all’unione con Dio, mentre la soddisfazione è legata al compimento del desiderio che uno porta in sé riguardo a ciò che vorrebbe. Ecco, a questo abbiamo dato troppo peso e al centro abbiamo messo l’individuo e non Dio.

Noi siamo chiamati alla felicità e questa passa solo dall’Amore, quello che ha insegnato e vissuto Gesù Cristo. Dobbiamo formare Cenacoli dove regni la relazione; dobbiamo sentire l’esigenza assoluta di scoprire la strada delle relazioni vere fondate su Gesù Cristo, e non più preoccupati solo sulle cose da fare, ma proiettati nel creare Cenacoli di comunione che diventino evangelizzatori.

Questo è il futuro della Chiesa; dobbiamo allontanare da noi l’individualismo, per costruire così una

Chiesa che sa essere famiglia, perché la Chiesa è Sposa di Cristo e con Cristo dà la vita per tutti i suoi figli. Concretamente vuol dire che tutti noi dobbiamo smettere di pensare alle cose da fare, ma coltivare di più le relazioni con le persone, relazioni d’amore; io mi prendo cura di te.

Il futuro della Chiesa non sarà più il tempio, ma sarà la casa; noi dobbiamo uscire da noi stessi ed essere testimoni dovunque ci troviamo, ma testimoni d’Amore. Gesù ha detto: “Andate e testimoniate il Vangelo” (Mc. 1 6, 1 5); la Chiesa serve per evangelizzare. Uscire da noi stessi non per creare altre attività, per i poveri, ecc…, ma per costruire relazioni nuove, per essere testimoni. Se io non sono testimone della Resurrezione di Cristo, sono fuori della Chiesa. Per far questo dobbiamo lasciarci abitare dallo Spirito Santo.

 

  1. Occorre curare la vita spirituale;
  2. ci vuole un ascolto assiduo della Parola;
  3. l’Eucarestia deve essere fonte e culmine della vita cristiana.

 

Sì, sono i testimoni che costruiscono ponti di comunione. Siamo chiamati a essere servi inutili che annunciano il Vangelo; l’epoca che cambia non ammette sconti. Stiamo per iniziare il nostro Esodo, stiamo iniziando a camminare verso la nostra liberazione dalla schiavitù.

Ho incontrato un Cappellano della casa di riposo e mi ha detto: “Stanno succedendo cose mai viste, i vecchi non hanno più fede; morire senza fede è la disperazione”.

Anche noi dobbiamo iniziare il nostro Esodo; siamo entrati nel deserto, abbiamo davanti l’orizzonte della terra promessa, la festa definitiva delle nozze con lo Sposo, conosciamo la via.

Ecco, il deserto diventa la nostra vita di questo tempo; arriverà l’ostacolo del Mar Rosso, vuol dire morte a se stessi, come il popolo d’Israele e allora saremo chiamati a unirci e gridare a Dio ed Egli aprirà una via inaspettata. Ci sarà sempre chi rimpiangerà le cipolle d’Egitto.

È proprio in questo cammino che scopriremo di essere popolo amato da Dio, guidato e salvato da Lui; l’epoca che cambia non ammette sconti, ci chiede una scelta radicale.

Il nostro tempo è tempo particolare, è un tempo di Esodo e sapete perché? Perché tutto ciò che un tempo era considerato inutile, oggi è diventato necessario; pensate ai telefonini. Siamo schiavi di questo mondo, siamo un popolo schiavo.

Il Signore in questo tempo ci chiede di uscire ed entrare nel deserto, per entrare nella terra promessa; bisogna metterci insieme e gridare a Dio. La chiamata di questo tempo è di scoprirsi discepoli non solitari. Noi siamo il popolo di Dio che ha ricevuto da Gesù Cristo Signore il comando dell’Amore, siamo chiamati alla comunione, che non è un’ideale da realizzare, ma piuttosto un modo di essere che si ottiene invocando lo Spirito Santo, perché ci renda veri cristiani.

Ogni cristiano è chiamato a essere questo, giovani, anziani, tutti.

O noi siamo carità, o non siamo cristiani; dobbiamo essere dono reciproco delle proprie esperienze di fede. La Chiesa oggi è chiamata a darsi un orizzonte tipicamente famigliare, per vivere e testimoniare relazioni di amore autentico. Il Vangelo oggi passa dalla famiglia, dalla casa domestica; oggi il cristiano deve essere relazione d’amore in atto, chiamato a essere significativo, comunicativo di questo amore, un amore che sa fare i conti con i propri limiti, ma che non si scoraggia perché trova la sua forza in Cristo.

Dobbiamo riferirci alla prima Chiesa nascente; all’inizio, le prime Comunità Cristiane non avevano strutture, non c’erano Chiese, c’erano solo piccolissime Comunità che si riunivano nelle case per vivere, il modo di vivere di Dio. La Chiesa è questo, e così la Chiesa cresceva a dismisura.

Allora, il modello delle prime Comunità Cristiane diventa per noi oggi il tesoro da riscoprire come modello caldo e contenuto da riprendere e imitare, e il punto di arrivo è la gioia.

Allora, la Chiesa oggi è: aprire la porta di casa e creare comunione. Il Vicario della Pastorale ha detto: “Noi finora abbiamo fatto Chiesa senza Cristo, una Chiesa formata di attività, ma senza preghiera, piena di progetti, di strutture; abbiamo rischiato di sfrattare il Fondatore dalla Fondazione”.

Il Vangelo passa dalla casa come luogo di calore vero. Oggi è necessario, è urgente che gli sposi si sentano chiamati ad una maternità, paternità, che va oltre i loro figli, accogliendo fratelli, sorelle, così come sono, per portarli a Dio. Tutte le persone a partire da chi ha più bisogno, devono   assaporare il calore dell’amore che diventa evangelizzante molto di più di infinite prediche, anche perché la fede di ognuno di noi è nata lì, accanto al focolare domestico.

Questo nostro stare insieme è segno profetico del futuro della Chiesa, testimone di un amore che va oltre, chiamati a diventare segno dello Spirito Santo, sì, perché noi siamo quelli della logica della

Croce. “Quando sono debole, è allora che sono forte”; ma siamo anche i testimoni della Resurrezione; noi tutti, in forza del Battesimo, siamo diventati icona della Trinità, voi, in quanto sposi, ancora di più.

L’Amore Trinitario è impresso nella nostra umanità dal soffio dello Spirito Santo, quindi l’amore non è un sentimento, ma è il modo di vivere di Dio; la Chiesa deve essere proprio questo, il modo di vivere di Dio. La Chiesa deve essere un evento vitale di comunione e di relazione.

Nei primi cristiani questo modo di vivere era vivissimo, noi oggi l’abbiamo sostituito con progetti, organizzazioni, leggi; ora è giunto il tempo di tornare là dove tutto è iniziato.

Noi in questo cambiamento epocale abbiamo la responsabilità di testimoniare l’Amore di Cristo relazione; dobbiamo condividere la nostra fede, altrimenti la Chiesa sarà in gravissima difficoltà, perché sarà priva del luogo dove è testimoniata la carità di Cristo.

Dobbiamo essere persone che vivono una relazione calda, famigliare, semplice, e carica di fede, ma soprattutto dobbiamo essere costruttori di ponti di comunione, e non divisori, perché i divisori sono diavoli. Oggi c’è bisogno di essere famiglia, di comunione e di amore, senza gelosie, invidie, perché queste seminano veleno.

Abbiamo costruito una religione del tempio, ora dobbiamo tornare alla religione della relazione. Gli uomini avendo perso di vista Dio, avvertiranno l’orrore della loro povertà, e allora cercheranno avidamente solo il piccolo gregge che ha sperato e creduto in Dio.

DOMANDA: “Vuoi tu far parte di questo piccolo gregge, e se sì, come pensi di arrivarci?”

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