Ritiro delle famiglie (10-12-2017)

12 Dic , 2017 - Catechesi,Famiglie

LA CURA DI DIO NELLA BIBBIA

(seconda parte)

 

Terzo evento: poi vediamo un Dio chirurgo, un Dio che si prende cura del cuore dell’uomo, perché la Sua figlia è Gerusalemme, è fragile, è debole, allora cade in comportamenti che sono inadeguati, desideri, dannosi, ecc., e allora che cosa fa Dio? Deve amputare quelle parti ammalate e questo lo dice anche Gesù: “Se il tuo occhio è occasione di scandalo…”. Quindi, ci sono anche delle operazioni chirurgiche.

C’è un testo nel libro dell’Esodo che riguarda le ostetriche d’Egitto. Quando il faraone aveva deciso di far morire i figli maschi degli Ebrei perché loro erano diventati troppi, accade che emette un decreto che impone alle ostetriche d’Egitto di soffocare i bambini mentre stanno per nascere, ma ci sono due levatrici, che si chiamavano una Pua e l’altra Sifra, e questo nome significa ‘splendore di bellezza’, e queste fanno l’obiezione di coscienza. Il primo testo della Bibbia parla dell’obiezione di coscienza delle ostetriche, le quali si rifiutano di far morire i bambini durante la nascita, e loro dicono: “No, non possiamo farlo”, e qui ecco la voce della coscienza che dà la forza a queste donne di rischiare la vita piuttosto di far morire i bambini. Quindi l’obiezione di coscienza nasce da questo contesto della Bibbia.

Il secondo testo che viene anche ripreso da Gesù è: Gesù che cura soprattutto il cuore. Gesù è un taumaturgo; cura la bambina, le ridà la vita; cura le malattie fisiche, ma anche il cuore.

Gesù incontra anche un ragazzo che è molto triste; la tristezza è una malattia del cuore, una malattia che è molto forte oggi nella nostra società. Pensiamo alle forme depressive oggi: c’è un personaggio nella Bibbia che soffre di queste forme depressive ed è Saul (orgoglioso), e Davide, che suonava la cetra, lo chiamavano alla corte per poter dar gioia al cuore del Re Saul, perché era molto triste; e da qui nasce la musico-terapia, ed è da qui che esce fuori che il pane è il cibo del corpo, e la gioia è il cibo del cuore. Allora, non si può vivere senza gioia.

Allora, prima di tutto, bisogna guarire il cuore e poi il corpo. In questo senso c’è una gerarchia: prima va guarito il cuore, e poi il corpo. Infatti in questo senso Gesù incontra un giovane che gli chiede: “Maestro buono che cosa devo fare per ottenere la vita eterna?”. Gesù gli rispose: “Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono; tu conosci i comandamenti? Per avere la vita eterna non devi uccidere, rubare…”, ecc. Il giovane gli disse: “Maestro, ma tutte queste cose io le ho rispettate”. Potremmo pensare anche ai nostri ragazzi; cosa ci chiederebbero oggi? Ma, forse ci chiederebbero la felicità, la pienezza della vita, ecc. È quello che chiederebbero i nostri giovani oggi, la stabilità. I nostri giovani di oggi non sono più trasgressivi, perché non c’è più niente da trasgredire, ma c’è solo da ricostruire. Pensiamo alle famiglie divise.

A volte i ragazzi chiedono ai genitori di fare i genitori; oggi viviamo questa triste realtà di famiglie che non sono tali. Pensate quanti bimbi sono sostenuti dagli psicologi. Oggi manca nelle famiglie la capacità di dire dei “no”. l “no” come dei paletti importanti che proteggono e i bambini hanno bisogno di questi paletti per crescere. I precetti sono dei paletti che ci premettono di avere un’idea corretta del mondo. Gesù gli indica di osservare questi comandamenti e gli fa intendere che quelli ti danno una buona felicità, ma non tutta, non basta osservare.

Ecco, una società che osserva i comandamenti è una buona società, perché questa osservanza sana il corpo, ma per sfamare il cuore ci vuole qualcosa in più e infatti Gesù capisce la domanda di questo ragazzo; infatti il ragazzo gli dice: “Tutte queste cose io le ho osservate, però non ho trovato la vita eterna”: cioè, non ho trovato quella radice che mi spiega il motivo della vita e che mi lega alla vita: “E Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò”.

Per noi questa è una chiave per dire che non si può basare la felicità, il gusto della vita, il valore della vita, se non attraverso uno sguardo d’amore: lo sguardo d’amore cambia i colori che abbiamo intorno a noi. Con uno sguardo d’amore tutto diventa chiaro, diverso; il gelo si scioglie.

Allora, Gesù gli dice: “Una sola cosa ti manca, va…”. Allora, Gesù gli indica ciò che potrebbe darti la vita vera, la vita Eterna. La vita Eterna ti dà la felicità, perché ti invita a non appoggiare più la tua vita sulle cose che possiedi. “Vendi tutto quello che hai”, cioè, abbandonati a Chi ti ama.

Questo passaggio è un passaggio nella fede, ma fa parte della cura, perché il cristiano passa anche attraverso la malattia per capire la via della fede, che è la via per tutti, per i sani e per gli ammalati. La nostra felicità si realizza nell’amore. Quando c’è l’amore, non c’è più sacrificio, ma è mettere il proprio destino nelle mani di Chi mi ama. Quanto abbiamo bisogno tutti di questa esperienza d’amore! Abbiamo un grande bisogno gli uni degli altri. Se noi non mettiamo la nostra vita nelle braccia di Dio, non c’è la felicità del cuore, e allora noi andiamo incontro ad una vera malattia del cuore, che in greco si chiama “sclero-cardia”, significa l’indurimento del cuore.

Questo è il grande problema del popolo di Dio; Dio ha sempre avuto a che fare con la durezza del cuore di questo popolo, fino quando era ancora bambino. Il problema è che Dio ha sempre guarito tante malattie, ma c’è una malattia con cui Dio stesso ha qualche problema, ed è l’indurimento del cuore.

Dice quant’è vulnerabile il cuore, quant’è fragile il cuore. Chi lo può conoscere? La fatica di conoscere il cuore di questo popolo perché spesso e volentieri si comporta in un modo che è contrario alla sua salute.

San Paolo dice, nella Lettera ai Romani: “Faccio il male che non voglio”. L’essere umano con il cuore: “Faccio il male che non voglio e non faccio il bene che voglio”, perché tutti gli essere umani sono in grado di comprendere il bene, ma c’è questo mistero che neanche Dio svela, perché il cuore è così fragile; un momento il cuore ci porta verso una strada, poi verso un’altra, ed è difficile da gestire.

Qui bisogna attivare tutta la pedagogia per tenere l’Alleanza con Dio; l’Alleanza è il rapporto religioso con il tuo Dio, è la pienezza della vita. Nella Bibbia, per gli Ebrei, i reni erano la sede delle decisioni, invece il cuore è la sede dell’intelligenza, e Israele si è legato a Dio perché è stato intelligente.

Allora, con quale membro Israele si è legato a Dio e ha fatto la sua Alleanza? Con il cuore. Quindi Dio ha a che fare con il cuore, non con la mente; questo, vi raccomando, sia chiaro, e neanche con l’anima, come fosse una cosa più importante del cuore, ma con la parte più importante, che unisce tutta la persona, ed è il cuore.

Ecco, allora che Dio esercita la sua cura soprattutto sul cuore. In Osea 11 dice: “Quando Israele era giovinetto Io l’ho chiamato, e dall’Egitto ho tirato fuori mio figlio, ma più lo amavo, più si allontanava da Me”. Dice, Dio, questa malattia del cuore viene a spezzare i legami; tutte le malattie del cuore creano divisioni, sono provocate dal divisore. Ci sono tante ferite dovute al cuore diviso. Dio disse: “Mi avvicinavo alla guancia di questo ragazzetto e mi chinavo su di lui per dargli da mangiare”. Ecco, questo abbassamento di Dio che è la culla per mettersi al suo, al tuo, servizio, e poterlo nutrire. Naturalmente c’è tutta una pedagogia del cuore.

Per molto tempo la Chiesa non ha dato dignità al corpo, ma la Salvezza non è solo dell’anima, ma il nostro corpo deve risorgere. Ecco, allora, la legge che è stata scritta sulla pietra, ora dobbiamo scriverla nel cuore.

Ecco, allora, che in Ez.36 troviamo Dio che dice: “lo aprirò il petto, prenderò il cuore e lo cambierò”: sì, Dio deve fare il trapianto di cuore. Dio tira fuori questo cuore di pietra e ci mette un cuore di carne. Ecco un Dio chirurgo che opera il cuore, togliendo la pietra e mettendoci un cuore di carne, e questo ci porta alla speranza, perché, guarito, ci porta alla Resurrezione.

Poi vediamo Atti 4: la Comunità cristiana è descritta così: “Quelli che venivano alla fede, avevano un cuore solo…”; la Comunità cristiana è il senso del vero benessere, perché dava certezza della vita Eterna; era un unico cuore e un’unica anima.

Allora, è importante dare dignità al corpo senza dimenticare l’anima; oggi, nella nostra società, c’è tutto corpo e niente anima, niente Dio, e da lì nasce la nostra infelicità, perché l’uomo non concepisce la morte senza un vero senso.