Ritiro delle famiglie (12 marzo 2017)

13 Mar , 2017 - Catechesi

COSA VUOL DIRE GLORIFICARE DIO NEL NOSTRO CORPO

 San Paolo dice: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che abita in voi?”.

Allora glorificare Dio nel nostro corpo vuol dire trovare Dio nel nostro cuore in questo tempo di grazia della Quaresima.

Adesso noi iniziamo un pellegrinaggio verso il nostro cuore, perché è lì che Gesù prega il Padre, è lì che il Padre ama il Figlio, è lì che è presente lo Spirito Santo. E Gesù ci invita a entrare nel nostro cuore.

Quindi la prima cosa da fare è: essere svegli. Nel Vangelo sentiamo spesso dire: “State svegli, vegliate…”. Perché questo? Perché per entrare in questa vita intima bisogna chiudere i canali esterni delle dissipazioni che ci impediscono di accogliere e ascoltare quella voce intima, quella preghiera che è già presente nel nostro cuore.

“Io sto alla porta e busso…”. Qui Gesù è alla porta del cuore, non è il pastore che bussa alla porta, ma è Gesù che bussa, “Se qualcuno sente la mia voce…”, dice. Allora la prima cosa che Gesù dice è: primo sentire, per sentire la voce delicata e silenziosa di Gesù bisogna far silenzio. Seconda cosa che chiede Gesù è di aprire. Gesù non chiede altro. Se noi ci mettiamo in ascolto sentiremo la voce di Gesù e allora apriremo la porta del nostro cuore e Lui entrerà e cenerà con noi: “lo entrerò e cenerò con lui”. Gesù ci dice che bisogna prima sentire e poi aprire.

Chi è che non sente? È colui che dorme e l’immagine di questo è Gesù nel Getsemani che chiede agli Apostoli di stare svegli per fargli un po’ di compagnia, ma essi dormono. Questa è l’immagine di coloro che dormono INEBETITI e distratti da cento, mille cose. Ecco allora il cristiano che sta sveglio e rinuncia alle cose mondane per cercare di ascoltare questa voce del cuore che viene da Cristo.

Solo che a noi ascoltare non piace e aspettare tanto meno, ci sembra tempo perso. L’attesa di questo incontro con Lui la vorremmo subito, ma siccome Gesù abita in me, allora per incontrarlo devo entrare in me. E quindi devo fare un lavoro, ma questa attesa ci stanca. L’uomo che conosce il fare di Dio si mette in attesa tranquillo e allora quando il Signore bussa, ecco l’uomo che è stato lì in attesa, calmo, tranquillo è capace di entrare in questa intimità, è capace di entrare in rapporto con il Signore. Quindi per entrare in contatto con Gesù, per vivere in comunione profonda con Lui, la prima cosa da farsi è chiudere i canali esterni e non farsi prendere dall’agitazione.

“Se qualcuno sente la mia voce e mi apre”: ecco allora la seconda fase. Io mi metto tranquillo e decido di dare un po’ di tempo al Signore, chiudo il telefonino, internet e mi metto in ascolto. Ecco io non devo fare altro, cerco solo di entrare nel mio cuore. Io apro il mio cuore e chiedo la visione del volto di Gesù. C’è un passo del salmo che dice: “Mostraci il tuo volto e noi saremo salvi”. Io chiedo di vedere Gesù, certo con gli occhi del corpo, ma con questo riconoscimento interiore della Sua presenza.

Questo è un desiderio che non conosce alcun sforzo. È un chiedere al Padre nel nome di Gesù di farmi vedere il Suo volto per la Sua misericordia. Gesù per la tua misericordia ti chiedo di farmi vedere il tuo volto, come posso amarti se non ti vedo? Gesù io so che Tu sei dentro di me però ancora sono io che sono fuori.

S. Teresina ha un’espressione bellissima quando dice: “Gesù non ci attende in cima alla montagna, ma in fondo alla valle”. Io trovo Gesù quando scendo nel mio nulla, quando l’uomo scende nel suo nulla, Gesù si precipita e si manifesta. Quando l’uomo tende con i propri sforzi di forzare questo cuore per portarlo dalla Sua volontà, allora non ottiene nulla.

Questo che chiede Gesù è un incontro dove desidera semplicemente che io mi lasci amare: Dio è come il mendicante dell’amore, ci dà una dimensione dell’immagine di Dio che scende nella creazione, si incarna ma non forza, mendica, e che cosa mendica? Mendica l’amore.

È quello che succede a due fidanzati, dove l’uno si dichiara e dice: “lo ti amo, ma tu mi ami?”.

Questa è la stessa domanda che Gesù fa a S. Pietro. Dopo il tradimento di Pietro, Gesù appare sul lago e gli dice: “Pietro mi ami tu?”. Fossi stata io avrei chiesto ragione a Pietro del suo tradimento, invece Gesù con tenerezza lo guarda e gli dice: “Mi ami tu Pietro?”. Questa tenerezza spacca il cuore. “Pietro mi ami tu?”. Ecco qui cominciamo a entrare nel cuore, glielo dice cuore a cuore. “Pietro mi ami tu?”: ma pensate il Dio Creatore del cielo e della terra, dal quale tutto è stato fatto, che viene nella gloria e che davanti a un povero pescatore che lo ha rinnegato dice: “Mi ami tu?”.  E poi gli consegna le chiavi del Regno dei Cieli. Ecco questo è il nostro Dio, questo è il Dio di Gesù Cristo. Il Signore ci chiede di amarlo con tutto il cuore, ma come possiamo amarlo se non lo abbiamo mai visto?

Noi conosciamo il Signore dalla Sua azione nell’anima: essa sa chi è l’ospite che entra da lei. Quando la nostra anima è abitata dal Signore, essa lo comunica anche sensibilmente, però per arrivare a questo bisogna creare degli spazi di intimità tra noi e Gesù. E allora anche noi, come Pietro quando vede gli occhi di misericordia piantati su di lui, in quel momento conosce Gesù e conosce sé stesso, capendo così di aver peccato. Pietro capisce solo in questo momento che per tutta la vita non ha mai conosciuto il suo Maestro e non ha fatto altro che offenderlo. Pietro fino ad allora pensava che Gesù fosse sì un grande uomo, forse anche il Messia, ma non di natura divina. Proprio in questo momento Pietro capisce l’amore di Gesù e si converte davanti alla grande misericordia del suo Dio. Qui Pietro conosce tutta la sua miseria e si riaffida e si rigetta nella mani di Gesù.

Così siamo anche noi finché non viviamo questo momento, questo incontro, anche noi facciamo tante promesse, vogliamo salire la montagna, cerchiamo di conquistare il cuore di Gesù a forza di dichiarazioni: “Signore con Te sono pronto a fare un grande digiuno, a perdonare, ecc.”, e poi caschiamo e per tutta la vita non facciamo altro che fallire se non prendiamo sul serio ciò che ci insegna S. Teresina di Gesù Bambino. Lei dice: “Dio si compiace della mia miseria, quando io sono contenta della mia miseria allora Dio viene in me con la sua potenza”.

Attenzione però: Dio non gode del mio peccato. S. Teresina sa che nulla può, ma sa che è amata da

Gesù perché vive l’incontro tra la sua miseria e la misericordia di Cristo: questo avviene nel cuore. Quando io mi possiedo, mi conosco, so che non sono capace di nessun atto meritorio se non ho la grazia del Signore. Ma la grazia non la compero, mi viene data dall’alto gratuitamente. Quindi se io conosco la mia miseria allora apro il mio cuore e accolgo la grazia di Dio. Ecco cosa vuol dire entrare nel proprio cuore e sentire questa espressione di Gesù: “Mi ami tu Luigina? …”. È questo il punto tra la mia incapacità di amarlo e il suo Amore nonostante la mia miseria interiore. È per questo che Gesù è venuto nel mondo.

La “Parola di Gesù”: in questo sta l’Amore di Dio, non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi. Chi entra in questa situazione è come facesse un grande salto di qualità. Non perdo più tempo a guardare me stesso, mi conosco nella mia miseria e finalmente il mio cuore indurito comincia a sciogliersi perché vede gli occhi di Gesù, vedo la sua misericordia infinita, vedo che nonostante i miei peccati Lui continua ad amarmi, continua a riversare su di me la sua misericordia.

Questa è la contrizione del cuore. Io posso essere contrito di cuore se conosco questo amore per me, se scoppio di amore per Lui e se piango di commozione quando Lui pone il suo sguardo d’amore sulla mie ferite. Ecco, per parlare di contrizione del cuore bisogna arrivare a questo momento, momento dell’incontro interiore con Gesù che è fisso su di me. È quello sguardo che ha visto Pietro, quello che ha visto il buon ladrone, è quello sguardo di tenerezza che è piantato fisso sul mio cuore dal momento che Gesù vive in me. Ma se non ne faccio esperienza come faccio a vederlo?

Ecco allora la preghiera del cuore che ci invita a incontrare questo sguardo di Gesù che non è un fatto psicologico, è uno sguardo autentico, perché in me vive Gesù in corpo, anima e divinità.

E questa è la bellezza della Rivelazione cristiana. Non sono amato dall’esterno, ma dentro di me porto la fonte della pietà, della misericordia. Io dovrei sempre piangere. Sapete che c’erano dei Padri del deserto che giravano con un bavaglino al collo come dei bambini che mangiano la pappa a tavola, perché piangevano talmente tanto dal momento che erano in questo mondo intimo e vedevano sempre lo sguardo di Gesù su di loro, e per questo non riuscivano a trattenere le lacrime. Questo è il famoso dono delle lacrime. Come mai ora si è perso questo grande dono delle lacrime che è il segno della misericordia di Cristo dentro di sé. Perché non si vedono quasi più persone a piangere per questo? Perché viviamo poco questo incontro nel cuore, abbiamo il cuore indurito.

E allora per spaccare questa roccia del nostro cuore indurito ecco la preghiera di Gesù.

Guardate che Gesù nel Vangelo parla poco della preghiera, ma parla molto dell’insistenza. Quando parla della preghiera dice di ritirarci nella nostra stanza e di pregare il Padre nel segreto, mentre insiste molto sull’insistenza della preghiera. Invita molto a insistere e avere fiducia nella preghiera.

La preghiera non deve avere un posto nella mia vita, no, la mia vita deve diventare preghiera se voglio che il mio cuore ospiti Gesù: ciò non vuol dire stare in ginocchio tutto il giorno, ma avere lo sguardo fisso in Gesù, e allora il mio cuore viene spezzato e trasformato da cuore di pietra a cuore di carne. Non avrò più bisogno nella mia vita di cercare altre cose, ma scopro la vera felicità, gli occhi di Gesù che mi fissano e mi amano nonostante la mia fragilità, i miei tradimenti e la mia infinita miseria. Ma perché avvenga questo in me mi devo porre davanti alla croce e scoprire dove sta il vero Amore, scacciando da me il falso amore che sono quei beni che mi vengono presentati da Satana e che durano solo un momento e poi mi vengono tolti.

Allora la prossima volta parliamo della preghiera del cuore per far sì che questo incontro tra la mia miseria e la misericordia di Gesù avvenga dentro di me e possa dire come le donne che tornavano dal sepolcro: “Ho visto il Signore”.

 

DOMANDE

Hai mai cercato il volto di Gesù nel tuo cuore?

Se sì, cosa è cambiato dopo questo incontro?

Se no, perché non provi a cercarlo dentro di te?