Ritiro delle famiglie (10-09-2017)

12 Dic , 2017 - Catechesi,Famiglie

SALMO 50

COMMENTO A QUESTO SALMO

 

Prima leggiamo questo Salmo: “Parla il Signore, Dio degli dei…”. Ho scelto questo Salmo per il tema di oggi.

Allora, abbiamo visto che i Salmi scaturiscono dalla vita e rimandano alla vita; in questi Salmi vediamo la fatica d’Israele, che è anche la nostra fatica, di avere una preghiera incarnata nella vita. Siamo spesso portati a vivere la preghiera e la nostra esistenza su vie parallele, ma non comunicanti.

In questo Salmo, Dio ci richiama a evitare di dividere la vita dalla preghiera.

Anche il profeta Isaia, nel capitolo 1, ci dice; “Smettete di presentare offerte inutili, non posso sopportare delitti e solennità”.

Questo Salmo ha la forma di un grande processo, è Dio che convoca tutta la terra e tutto il cielo: il popolo viene condannato e la terra e il cielo ne sono testimoni. E Dio che ci richiama all’Alleanza: infatti dice il versetto cinque: “Riunite i miei fedeli che hanno sancito con me un’alleanza, offrendo un sacrificio”. Quando Dio prende la Parola, la Sua espressione è quella dell’intimità: “Ascolta, popolo mio, voglio parlarti, lo sono Dio, il tuo Dio”.

Possiamo dividere il Salmo in tre parti.

I primi sei versetti sono la convocazione dei fedeli al processo, la terra e il cielo sono chiamati come testimoni.

AI versetto tre, sottolineiamo la frase: “Viene il nostro Dio, non sta in silenzio”, perché il Dio d’Israele è Uno che parla e come in questo caso, addirittura grida alla coscienza del popolo; normalmente lo fa attraverso i profeti, e qui lo fa attraverso la voce del salmista.

“Davanti a Lui un fuoco divorante, intorno a Lui si scatena la tempesta”; questo richiama la teofania del Sinai (Es. 19), quando il popolo arriva alle falde del monte e Mosè vi sale sopra, mentre tutto il monte è scosso dalla manifestazione di Dio.

In questo Salmo, Dio non parla solo a Mosè, ma parla a tutto il mondo.

Dal versetto 7 al 15, parla della denuncia della falsità dei sacrifici; qui è Dio che parla al Suo popolo e dice in modo molto chiaro, che non ha bisogno di sacrifici: “I tuoi sacrifici mi stanno sempre davanti”, però non mi interessano tanto i sacrifici nella loro materialità, ma mi interessi tu. Mi interessa la comunione con te; “Mio è il mondo e quanto contiene, tutti gli animali della terra mi appartengono”, ma in quei sacrifici lo voglio te, perché il mio desiderio è la comunione con te.

AI versetto 13 vi è una nota ironica: “Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri?”.

La nota polemica è nei confronti delle altre religioni, dove vigeva la credenza che la divinità si cibasse realmente di carne di animali. Guardiamo al libro di Daniele, dove viene presentato il drago di Bel: i sacerdoti volevano far credere che la divinità mangiasse e bevesse, quando in realtà erano loro a mangiare e bere tutto quello che veniva offerto. Invitavano la gente che preparasse banchetti lussuosi facendole credere che se non preparavano bene, gli dei si sarebbero arrabbiati e avrebbero scatenato la guerra contro il popolo.

AI versetto 14 di questo Salmo, troviamo ciò che Dio si attende da noi: “Offri a Dio un sacrificio di Lode” (leggere), e al versetto 23: “Chi offre un sacrificio di lode, questi mi onora”. La potenza della preghiera di lode che abbiamo visto la volta scorsa.

Dal versetto 16 al 23 c’è la denuncia della falsità dei sacrifici che emergono da una vita di peccato (contraddizione), che calpesta i comandamenti di Dio: “All’empio dice Dio: perché vai ripetendo i miei decreti, e hai sempre in bocca la mia alleanza, e poi se vedi un ladro corri con lui e degli adulteri ti fai compagno, abbandoni la bocca al male? …”.

Questo, ci dice il Signore, è un modo grave di calpestare i comandamenti: il sesto, il settimo, l’ottavo…. E poi aggiunge: “Hai fatto questo e dovrei tacere?”. Questo è il linguaggio della tenerezza addolorata; è Dio che quasi si scusa, però deve parlare, deve richiamarsi ad una vita vera.

Questo non è un processo freddo, giuridico, che Dio ci pone, ma è proprio un Padre che corregge come figlio il Suo popolo.

E poi aggiunge: “Offri a Dio un sacrificio di lode”. Che cos’è? Non chiede particolari preghiere di ringraziamento o altro; in questo contesto il sacrificio di lode è l’atteggiamento di fedeltà e di serena riconoscenza, di adesione, diremo di coerenza del cuore e della vita, e questo atteggiamento deve accompagnare la preghiera e il culto che noi offriamo a Dio.

Sì, è il cuore e la vita che devono assumere un atteggiamento di adesione a Dio e di adorazione: “Offri a Dio un sacrificio di lode”. Perché si chiama sacrificio di lode? Perché la lode, quando è autentica, crea comunione e offerta della vita a Dio, è il voler camminare in Alleanza con Dio e questo viene spiegato bene dai versetti successivi, 14 e 15: “Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all’Altissimo i tuoi voti”.

Cioè: mantieni le tue promesse, sii coerente: “Invocami nel giorno della sventura, lo ti salverò e tu mi darai gloria”. Non uccidere solo capri e montoni per metterli sull’altare, mentre tu sei da un’altra parte. No: Io voglio te! Allora, se mi invochi ed entri in rapporto reale con Me, lo mi manifesterò e ti salverò.

Così, al versetto 23 del Salmo 50 dice: “Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora, a chi cammina per la retta via, mostrerò la salvezza di Dio”.

Ecco che cos’è il sacrificio di lode: camminare per la retta via, camminare nell’Alleanza con Dio.

Ora vediamo l’attualizzazione del Salmo in Gesù. Vediamo che molte sono le condanne di Gesù verso gli ipocriti e dice: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti: questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da Me” (Mc.7,6); e ancora: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti poiché siete come sepolcri imbiancati, che all’esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume”. (Mt.23,27).

Come ha realizzato questo Salmo Gesù? Gesù è Colui che realizza il perfetto sacrificio dì lode; in Lui non vi è mai stata minima divisione tra culto e vita, tra vita e preghiera.

Possiamo ben dire che Gesù ha pregato quello che ha vissuto e ha vissuto quello che ha pregato, e questo in tutta la Sua vita, fino al momento della croce, in cui si è offerto per amore nostro e per amore del Padre. Ecco, lì Gesù ha inaugurato la nuova Liturgia, il vero sacrificio di lode.

Ce lo dice bene la Lettera agli Ebrei: “Entrando nel mondo Cristo dice: tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato, allora ho detto ecco lo vengo per fare, o Dio, la tua Volontà” (Eb. 10).

Questa perfetta adesione al Padre è il vero sacrificio di lode.

Nella Lettera ai Romani troviamo una bella attualizzazione del Salmo: “Vi esorto, fratelli, per la Misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo, e gradito a Dio. È questo il vostro culto nello Spirito Santo”. (Rom. 1 2, 1 -2).

Anche S. Agostino ci invita a questo e dice: impegnatevi a lodare Dio con tutto il cuore e con tutto il vostro essere; non solo la vostra voce lodi Dio, ma anche la vostra coscienza, le vostre azioni e la vostra vita. Del resto guardiamo quanto fastidio danno a noi le persone che agiscono per convenienza, ma non impegnano il cuore, ci viene da dire: “Ma noi Dio non lo vediamo!”. È vero, ma io vi dico che se facciamo le cose con cuore, se preghiamo con amore, non Lo vediamo, ma Lo sentiamo, e spesse volte ne vediamo i segni della Sua presenza.

Questo lo dice Lui: “Se entri in rapporto reale con Me, lo mi manifesterò e ti salverò, e a chi cammina per la retta via, mostrerò la salvezza di Dio”. Mostrarsi vuol dire farsi vedere, prendere contatto.